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Non si fugge da sé, nemmeno da un sé collettivo

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Perché pur sempre italiani siamo. Un po’ Roma e un po’ Bisanzio, un po’ Machiavelli e un po’ tengofamiglia.

Dunque, il politico ma non-politico endorsato dal Vaticano è candidato. Candidato alla presidenza del Consiglio se i suoi dovessero vincere; alla presidenza della Repubblica se i suoi dovessero perdere. Non è male. Somiglia molto al payoff «ti piace vincere facile?» ma sta bene, tutto dentro la nostra storia. Nessuna rupture, e del resto basta leggere le venticinque cartelle faticosamente – o frettolosamente, visti i refusi – redatte per confermare ciò che già si sapeva: stanno rifacendo la diccì e al piddì bersaniano forse la cosa non dispiace del tutto.

Io capisco Monti. Davvero. Perché mai avrebbe dovuto accettare l’offerta di Berlusconi e gestire anche i parlamentari del Pdl dopo aver incassato comunque l’appoggio di così tanti capi di Stato esteri, da frau Merkel a Benedetto XVI? Ci sarebbe stato da sporcarsi le mani e i professori non amano farlo. La ministra più amata dagli italiani, ad esempio, che come ultima immagine di sé ha lasciato – nel solco di una tradizione breve ma significativa – la scenetta in aula dove, di fronte ai capigruppo che giudicavano com’è loro prerogativa l’azione del governo, ad un certo punto – mani nei capelli, letteralmente – s’è alzata e se ne è andata. Un professore che si lascia giudicare, tsk. Quando mai.
La democrazia è innanzitutto rito, tanto quanto una religione e difatti è una religione civica, ma a chi è dotato di tanta scienza il rito può venir noioso. Se sia compatibile o meno un atteggiamento mentale come questo con la gestione di una democrazia repubblicana, liberale, occidentale o blablabla non sta a me dirlo.
Di bagni d’umiltà nemmeno a parlarne. Siamo in epoca di unti dal Signore e sembra che l’olio non stia per finire.

Se, e sottolineo se, i catto-centristi di Monti dovessero arrivar dietro il rassemblement di Bersani ma davanti a quello del Cav – cosa che non credo, ma gl’italiani hanno il pregio d’essere imprevedibili – non solo il professore si ritroverebbe al Quirinale ma potrebbe comodamente osservare dalla finestra la processione di ex pidiellini pentiti. Vorrete mica che si mettano a difendere la ridotta della destra populista? Quello è compito che svolge bene la Lega, distante anni luce e in via crescente dall’afflato libertario di Miglio.

Con tutta la simpatia per Crosetto, credo sia inutile spender troppe parole su “Fratelli d’Italia”. Oltre aver imbarcato – su richiesta del Cav, tanto per esser coerenti col «No Monti, no Berlusconi» – un riformatore come Ignazzie nosctre, si fan largo nella post-postmodernità con parole d’ordine quali «l’indipendenza nazionale è un concetto che precede la democrazia». L’ha detto la Bambina, non il rispettabilissimo Gigante eh, ma d’altronde è di scuola fascia e per quel poco che si può dire potrebbe esser ripetente. E scusate se non so rendere l’accento romanesco in quel virgolettato.

Degli “arancioni” non voglio dire nulla. Gli arancioni che piacciono a me cantano hari hari krishna krishna bene quasi quanto George Harrison e offrono dolcetti. Solo dei disperati come Ferrero, Bonelli e Diliberto potrebbero sentirsi a loro agio fra Di Pietro, De Magistris e Ingroia. Dice bene l’amico Massimiliano quando definisce quella lista «Salvate il panda – No Monti».

D’altro canto, mi piace il centrosinistra di Pd-Sel-Psi. Non so chi altri imbarcheranno, quante altre liste oltre a quella degli ex Idv e alla lista civetta dei Moderati, ma la trimurti iniziale è se non altro coerente: c’è l’unico partito italiano parte del Pse e altri due che vorrebbero ma al momento – per ragioni diverse – non possono.
Mi convince zero di quel che propongono – ché mi pare un’austerity ancora più dura, senza nessuna idea di riforma di Stato e fisco – ma è una offerta completa, chiara e inserita in un quadro continentale. Fa nulla se Hollande ha fatto più marce indietro da quando è presidente che nell’intera sua vita o che la Spd tedesca si appresti a perdere l’ennesima elezione generale. La proposta c’è ed è meno schizoide di quelle prodian-veltronian-renziane. E poi, dovesse girar male in aula, c’è sempre Monti o no?

Che rimane? No, Silvio e Grillo no. Qui siamo troppo conservative per pensare ad opzioni del genere. La verità è che non c’è moltissimo oltre agli insoliti radicali e a Oscar Giannino. Non è chiaro, non a me, se faran parte di qualche alleanza e quali o correranno da soli; ma, se non altro, è chiaro che si tratta di persone perbene. L’offerta fra le due compagini è diversa ma simile nell’accenno a una società più aperta e coraggiosa. Staremo a vedere che porta il futuro.


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